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Storia contemporanea

Cultura

LA STORIA CONTEMPORANEA

La storia contemporanea comprende un periodo lungo circa due secoli, a partire dalla Restaurazione post-napoleonica del 1815, agli eventi degli ultimi decenni, come l'11 settembre 2001, con l’attentato alle Torri gemelle di New York. In questo arco di tempo due grandi eventi sconvolgono il mondo intero e ridefiniscono gli assetti politici di fine Ottocento, le due guerre mondiali (1914-1918; 1940-1945).
La prima guerra mondiale
La Grande Guerra (1914-1918) coinvolge tutte le principali potenze europee e cambia radicalmente gli scenari geopolitici ereditati dalla seconda meta' dell’Ottocento. Le forze alleate (Regno Unito, Francia e Russia, cui si aggiungera' poi l'Italia) e quelle degli Imperi centrali (l'Austria-Ungheria, la Germania, Impero Ottomano e Bulgaria) trovano nell'assassinio a Sarajevo dell'arciduca Francesco Ferdinando per mano di Gavrilo Princip il pretesto per scatenare un conflitto mai visto prima, che causera' nove milioni di morti tra le forze armate e sette tra la popolazione civile, e tra le cui conseguenze vi sara' anche l'affermazione delle dittature nazifasciste degli anni a venire. Sullo sfondo, la 'Rivoluzione di Ottobre', che vede l'affermazione del bolscevismo in Russia e gia' delinea il confronto - che percorrera' tutto il 'secolo breve' tra capitalismo e comunismo. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, le operazioni militari si indirizzarono su tre fronti (cui s'aggiunge presto il mare del Nord): quello occidentale (Belgio e Francia), quello orientale (Galizia e Polonia) e i Balcani. Nelle prime fasi della guerra, il centro delle operazioni e' il fronte occidentale: sconfitti gli anglo-francesi nella “'attaglia delle frontiere' (21-23 agosto), i tedeschi guidati da Van Moltke sembrano avere la strada aperta fino a Parigi, ma la controffensiva anglo-francese ordinata da Joffre respinge i tedeschi, bloccandone l'avanzata sulla Marna. E' la fine della guerra di movimento e l'inizio di un'estenuante guerra di logoramento. Nonostante i tentativi tedeschi di espugnare la cittadella di Verdun (1916), e le offensive inglesi sulla Somme (luglio-novembre 1916), la situazione sul fronte occidentale rimane di fatto invariata. Sul fronte orientale i tedeschi sconfiggono facilmente i russi, mentre gli austriaci incontrano grosse difficolta', perdendo definitivamente la Galizia nel 1916. Nei Balcani gli inglesi compiono una fallimentare operazione militare nei Dardanelli (1915), che ha come unico risultato l'entrata in guerra della Bulgaria. Nel 1916 anche la Romania decide di entrare in guerra al fianco dell'Intesa, ma viene ben presto conquistata dai tedeschi. La guerra navale infine, vede fin da subito le schiaccianti vittorie inglesi presso l'isola di Helgoland (28 agosto 1914) e alle Falkland (8 dicembre 1914), e l'inizio del blocco navale ai danni della Germania. Durante il conflitto vengono utilizzate su larga scala nuove armi, alcune delle quali (come i gas tossici, i carri armati e gli aerei da guerra) sono sperimentate per la prima volta. Anche l'artiglieria viene notevolmente potenziata, e fondamentale diventa l'utilizzo della mitragliatrice, dei cannoni a tiro rapido e dei sottomarini. All'interno degli Stati la guerra porto' ad alcuni significativi cambiamenti: gli Stati intervengono in maniera diretta nell'economia, controllando le industrie strategiche, i prezzi dei prodotti agricoli, arrivando pure alle requisizioni forzate e al razionamento dei beni di prima necessita'. A livello politico, gli esecutivi si rafforzano sempre di piu' a scapito dei Parlamenti, per la necessita', nelle convulse vicende belliche, di prendere decisioni immediate e spesso segrete. Infine, si inizia a utilizzare massicciamente la propaganda, attraverso cui accrescere il coinvolgimento dell'intera popolazione nel conflitto e compattare cosi' il fronte interno.
La vita dei soldati al fronte e' magistralmente raccontata da molti autori, che, partecipando al conflitto, ne scoprono l'orrore e l'inutilita', ma anche dalle molte lettere dei fanti semplici alle famiglie. Il 1917 e' l'anno piu' difficile e drammatico della Prima guerra mondiale: il diffuso malcontento tra la popolazione civile (sfociato in manifestazioni di piazza un po’ ovunque negli Stati belligeranti, cui si reagisce con la repressione violenta o l'attivita' di propaganda), gli episodi di insubordinazione al fronte, lo scoppio della Rivoluzione d'Ottobre e i timori delle potenze occidentali di una rapida diffusione del ''morbo'' socialista. L'ingresso in guerra degli Stati Uniti (6 aprile 1917), in risposta alla guerra sottomarina dei tedeschi, sposta tuttavia gli equilibri in campo a favore delle forze alleate, e i quattordici punti del presidente Woodrow Wilson (tra abolizione della diplomazia segreta, riduzione armamenti e abbassamento dei dazi doganali, il principio di nazionalita') prefigurano gia' gli assetti del mondo post-bellico, anche se la Societa' delle Nazioni non sara' l’elemento di equilibrio e di soluzione delle tensioni internazionali che Wilson aveva sperato. L'Italia conosce poi nel 1917 la fase piu' grave e dolorosa della guerra con l'Austria: alla durezza dei metodi di Cadorna si somma la sconfitta di Caporetto (24 ottobre 1917) che costa all'esercito italiano 650.000 uomini tra morti, feriti, prigionieri e sbandati. Il riordino delle truppe sotto Armando Diaz e la controffensiva di Vittorio Veneto (24 ottobre - 3 novembre 1918) portano alla capitolazione dell'Impero Austro-Ungarico (armistizio di Villa Giusti, 3 novembre). Tuttavia, le complesse trattative di pace di Parigi (gennaio-agosto 1920, cui pero' non vengono ammessi i vinti), non risolvono affatto le gravi questioni sul tavolo, ponendo anzi le basi sia per la dittatura nazista in Germania, per il Ventennio fascista in Italia e, piu' in la', per la seconda guerra mondiale.
1914
28 giugno: l'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria viene assassinato a Sarajevo dal nazionalista serbo Gravilo Princip
28 luglio: dopo l'attentato di Sarajevo e un ultimatum caduto nel vuoto (23 luglio), l'Austria-Ungheria muove guerra contro la Serbia.
1 agosto: la Germania, alleata dell'Austria e dopo la mobilitazione delle truppe dello zar alla frontiera, dichiara guerra alla Russia.
2 agosto: i tedeschi mirano all'attuazione del Piano Schlieffen, che prevede l'apertura di un fronte occidentale contro la Francia: occupano il territorio del Lussemburgo e procedono verso il Belgio, violandone la neutralita'.
3 agosto: dichiarazione di guerra della Germania contro la Francia, alleata della Russia; l'Italia, pur essendo alleata nella Triplice Alleanza di Germania e Austria, persiste nella scelta della neutralita'.
4 agosto: anche la Gran Bretagna, alleata della Francia, dichiara guerra alla Germania.
6-13 agosto: le reciproche dichiarazioni di guerra (della Serbia e della Francia contro l'impero austro-ungarico e dell'Austria-Ungheria contro la Gran Bretagna) definiscono il confronto tra le forze della Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Impero russo) e della Triplice Alleanza (Austria-Ungheria, Germania e l'Italia per ora neutrale).
23 agosto: il Giappone dichiarerà guerra agli Imperi centrali, ampliando la dimensione "mondiale" del conflitto.
Agosto-settembre: le truppe tedesche registrano i primi successi, occupando Bruxelles sul fronte occidentale e bloccando l'avanzata dei francesi presso il Reno; sul fronte orientale, i generali Ludendorff e Hindenburg ottengono considerevoli vittorie sui russi a Tannenberg (17 agosto - 2 settembre) e ai Laghi Masuri (7 - 14 settembre).
25 agosto: la Germania bombarda Anversa e da' il via all'assedio della citta'. Caduta la citta', il Belgio si arrendera' a ottobre.
2 settembre: il governo francese ripara a Bordeaux, dato che l'esercito tedesco e' arrivato a 40 km da Parigi.
12 settembre: i francesi bloccano l'avanzata tedesca nella prima battaglia della Marna; finisce la guerra di movimento (o "guerra-lampo" dal tedesco Blitzkrieg) e si passa alla guerra di trincea. Il comando delle truppe tedesche ad ovest passa da Von Moltke a Von Falkenhayn.
31 ottobre: anche l'Impero ottomano entra nelle ostilita', alleandosi all'Austria-Ungheria e alla Germania.
8 dicembre: i britannici sbaragliano la flotta tedesca presso le Isole Falkland.
1915
26 aprile: dopo il fallimento delle trattative con l'Austria (cui l'Italia chiede compensazioni territoriali per entrare in guerra a fianco degli Imperi centrali) il governo italiano stipula segretamente e all'insaputa del Parlamento il Patto di Londra, con il quale l'Italia accetta di entrare in guerra di li' ad un mese alleandosi con la Triplice Intesa, ottenendo, in cambio di vittoria, il Trentino, l'Alto Adige, l'Istria, la Dalmazia (eccetto Fiume), la base navale albanese di Valona e il riconoscimento di sovranita' sui possedimenti del 1912 nel Dodecaneso.
3 maggio: denuncia italiana della Triplice Alleanza.
7 maggio: l'affondamento del transatlantico Lusitania, ad opera di un sottomarino tedesco, e' il primo passo per l'entrata in guerra degli Stati Uniti.
24 maggio: dopo le pressanti manifestazioni di piazza dei nazionalisti - alla cui testa si pone Gabriele d'Annunzio - affinche' l'Italia entri in guerra, si arriva alla dichiarazione formale di guerra contro l'Austria.
Giugno-dicembre: le prime quattro battaglie dell'Isonzo (23 giugno-7 luglio; 18 luglio-4 agosto; 18 ottobre-4 novembre; 10 novembre-2 dicembre) lungo il fronte italo-austriaco portano minimi avanzamenti territoriali, ad un prezzo altissimo in termini di vite umane.
1916
21 febbraio: i tedeschi iniziano la controffensiva contro i francesi a Verdun. Si tratta di una delle  principali battaglie sul fronte occidentale, che vede contrapposti francesi e inglesi da una parte e tedeschi dall'altra in una logorante guerra di posizione dagli ingenti costi umani.
11-19 marzo: quinta campagna dell'Isonzo. Nello stesso anno ne seguiranno altre quattro (4-8 agosto, con la durissima conquista di Gorizia; 14-17 settembre; 9-12 ottobre; 31 ottobre-1 novembre).
15-31 maggio: l'esercito austriaco da' il via alla Strafexpedition (cioè "spedizione punitiva") contro l'Italia per accerchiare le truppe schierate sull'Isonzo. Nonostante il grande impegno di uomini, la spedizione fallisce.
31 maggio-2 giugno: scontro navale tra la flotta britannica e quella tedesca nella storica battaglia dello Jutland.
27 agosto: la Romania dichiara guerra all'Austria-Ungheria. Il giorno successivo l'Italia muove guerra contro la Germania e quest'ultima contro la Romania.
21 novembre: Carlo I d'Asburgo succede a Francesco Giuseppe.
1917
3 febbraio: gli Stati Uniti, in reazione alla guerra sottomarina tedesca, interrompono le relazioni diplomatiche e si preparano all'ingresso nelle ostilita'.
12 marzo: nella Russia zarista, scoppia la "rivoluzione di febbraio" (secondo il calendario giuliano, e' il 23 febbraio), che costringe Nicola II all'abidicazione e porta all'instaurazione di un governo provvisiorio.
2 aprile: gli USA muovono guerra contro la Germania.
12-28 maggio: sull'Isonzo, si combatte la decima battaglia tra Italia e Austria.
27 giugno: anche la Grecia entra in guerra, schierandosi contro Bulgaria, Germania, Austria-Ungheria, Impero Ottomano. Il 14 agosto la Cina dichiara guerra alla Germania e all'Austria-Ungheria, seguita il 26 dal Brasile.
17-31 agosto: undicesima battaglia dell'Isonzo.
24 ottobre: le truppe austriache e tedesche sfondano il fronte italiano a Caporetto (dodicesima battaglia dell'Isonzo), causando notevolissime perdite all'esercito italiano e portando la linea dei combattimenti lungo il fiume Piave. Si tratta del momento piu' drammatico per l'Italia nel corso di tutto il conflitto.
6 novembre (24 ottobre nel calendario russo): con la ''Rivoluzione d'Ottobre'' i bolscevichi prendono il potere e instaurano il Congresso dei Soviet.
8 novembre: dopo la disfatta militare di Caporetto, il generale Diaz sostituisce Cadorna, noto per i suoi duri metodi repressivi nei confronti delle truppe.
1918
8 gennaio: il presidente americano Woodrow Wilson presenta i quattordici punti il suo programma per l'assetto mondiale post-bellico.
3 marzo: con il trattato di Brest-Litovsk, la Russia comunista firma la resa verso gli Imperi centrali.
luglio-agosto: offensiva dell'Intesa lungo il fronte occidentale
24 ottobre-3 novembre: con un'offensiva sul Piave e sul Grappa le truppe italiane conquistano Vittorio Veneto. L'Austria-Ungheria , stremata e al collasso su tutti i fronti, chiede l'armistizio.
4 novembre: armistizio fra Italia e Austria-Ungheria.
11 novembre: con l'armistizio fra il resto degli alleati e la Germania, si conclude il primo conflitto mondiale. La Conferenza di pace di Parigi (18 gennaio 1919 - 21 gennaio 1920) e il Trattato di Versailles.
La seconda guerra mondiale
Il 1 settembre 1939 l'esercito tedesco rompe gli indugi e varca la barriera del confine polacco, dando il via al secondo conflitto mondiale; dietro questo evento si possono intravedere le cause che spinsero Hitler a concepire il disegno di occupare l'intera Europa sotto le insegne del nazismo tedesco. La rottura degli equilibri del Trattato di Versailles e' infatti la conseguenza piu' diretta degli eventi della Prima guerra mondiale, e la politica espansionistica della Germania hitleriana cavalca il malcontento della popolazione vessata dai debiti di guerra. Alle giustificazioni ideologiche sulla superiorita' della razza ariana e sullo ''spazio vitale'' (Lebensraum) per il popolo tedesco, si sommano le esigenze pratiche, come la necessita' di manodopera a basso costo per la poderosa economia di guerra allestita dal nazismo. All'altezza del 3 settembre (giorno in cui Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra ad Hitler), la politica estera europea vede allora da un lato le potenze Alleate e dall'altro le forze nazifasciste (strette tra loro nel Patto d'Acciaio del maggio 1939); nel mezzo, l'Unione Sovietica, che ha interessi strategici nell'Est Europa ma che al tempo stesso e' ideologicamente distante dal nazismo hitleriano. Da qui, il compromesso del "patto di non aggressione" dell'accordo Molotov-Ribbentrop (poi violata dai tedeschi con il lancio dell'Operazione Barbarossa nel maggio 1941). Il conflitto assume presto connotati e proporzioni di guerra totale, non risparmiando bombardamenti strategici e stragi di civili inermi: superata la Linea Maginot e sconfitta rapidamente la Francia (dove viene instaurata il governo collaborazionista di Vichy), Hitler mira a sottomettere anche la Gran Bretagna, il cui impegno nella Battaglia d'Inghilterra (luglio-ottobre 1940) ferma pero' l'ondata nazista. E quando lo sforzo bellico delle forze dell'Asse si arresta attorno a Leningrado, nel lunghissimo assedio subito dalla citta' russa, la Seconda guerra mondiale e' davvero ad un punto di svolta.
La conclusione del secondo conflitto mondiale prende le mosse dalla conferenza di Teheran (28 novembre - 1 dicembre 1943): Stalin, Roosevelt e Churchill pianificano una strategia comune per battere definitivamente il nazifascismo. Nel corso della conferenza emergono differenti posizioni tra Churchill, che vorrebbe concentrare i contingenti alleati in Italia o nei Balcani (per contrastare un possibile attacco di Stalin), e del presidente Roosevelt, che sostiene invece un intervento in Francia come punto di partenza di operazioni piu' capillari fino all'Europa del sud. Mentre in Italia la Resistenza partigiana combatte la guerra di Liberazione, iniziano i preparativi per il D-day. Il 6 giugno del 1944 inizia l'Operazione Overlord che porta ad una veloce conquista della Francia sfruttando la superiorita' delle forze alleate e giocando sul fattore sorpresa. Il generale De Gaulle entra a Parigi il 26 agosto del '44. Hitler reagisce allo sbarco in Normandia con l'offensiva delle Ardenne, con la quale riesce a sfondare temporaneamente l'avanzata del contingente statunitense e inglese. Tuttavia, il 7 marzo del '43 gli alleati passavano il Reno a Remanghen, e l'11 aprile l'Armata Rossa entra a Vienna. Il 25 aprile le truppe statunitensi si incontrano con quelle sovietiche sull'Elba. Alla fine di aprile muoiono Mussolini e Hitler (il primo fucilato dai partigiani, il secondo suicida), a pochi giorni dall'armistizio di Reims (7 maggio 1945). Il processo di Norimberga chiude la Seconda Guerra Mondiale: diciotto nazioni, che fanno capo alle Nazioni unite, riunirsi per  condannare i responsabili dei crimini di guerra appartenenti ai paesi europei aderenti all’Asse. Il processo viene celebrato a Norimberga per il valore simbolico che la citta' ha assunto nell'ascesa del nazismo: li' erano state emanate le leggi razziali. Gli imputati sono condannati per ''crimini contro la pace'', per ''crimini di guerra'' e per ''crimini contro l'umanita' ''. Nonostante le opposizioni della difesa e l'atteggiamento arrogante dei gerarchi nazisti alla fine del settembre del 1946 sono emesse le sentenze di condanna a morte.
La guerra del Vietnam (1964-1975)
Con l'avvento alla presidenza di Lyndon B. Johnson, la presenza statunitense in Vietnam diviene piu' incisiva e sfocia in un vero conflitto bellico: il nuovo presidente americano non vuole essere ricordato per una cocente sconfitta militare ed inoltre e' incalzato dagli oppositori interni che lo ritengono inadeguato per risolvere la crisi. Per questo motivo Johnson porta avanti una nuova strategia: e' necessario vincere la guerra ed e' possibile farlo rapidamente e con uno sforzo bellico minimo. Manca pero' l’approvazione del Congresso per un intervento militare in Vietnam, anche se gia' truppe statunitensi sono presenti sul territorio sud vietnamita al fine di addestrarne l'esercito. L'occasione si presenta con il cosiddetto ''incidente del Tonchino'': un presunto scontro tra un cacciatorpediniere statunitense e una vedetta nordvietnamita, che non ha conseguenze dirette, fornisce il pretesto all'amministrazione Johnson per presentare al Congresso una risoluzione che autorizzi il Presidente a rispondere con tutti i mezzi necessari all'aggressione nordvietnamita. La risoluzione viene approvata all'unanimita', cosi' dal febbraio 1965 gli USA iniziano a bombardare il Vietnam del Nord, senza che ci sia stata una vera e propria dichiarazione di guerra. Si assiste successivamente ad una vera e propria escalation militare, caratterizzata da un continuo aumento dell'impegno statunitense non solo nei bombardamenti ma anche nel rafforzamento del corpo di spedizione militare, fino a giungere nel 1968 a oltre mezzo milione di uomini presenti sul territorio. Nonostante il grande impegno profuso dagli USA in questa guerra, la resistenza Vietcong non accenna a diminuire. Questo grazie al largo appoggio di cui dispone tra la popolazione contadina del sud, vessata dapprima da un regime dittatoriale e successivamente da numerosi colpi di stato, ma soprattutto grazie al sostegno che il regime comunista e i Vietcong ricevono da Cina e URSS. Il 30 gennaio del 1968, in occasione della locale festa del Tet per la quale si era concordata una tregua, i Vietcong e alcune unita' dell'esercito regolare nord vietnamita lanciano un attacco a numerose citta' del sud. Con questa operazione, nota come ''l'offensiva del Tet'', i nord-vietnamiti passano da una guerra di guerriglia ad un conflitto dalle dinamiche piu' convenzionali. Tale attacco si dimostra militarmente un fallimento per le forze del Nord, in quanto non si verifica la prevista sollevazione degli abitanti delle citta', tanto che la maggiore potenza militare del sud, unita al supporto statunitense, puo' facilmente aver la meglio in un confronto bellico tradizionale. L'offensiva, tuttavia, rappresenta una vittoria comunista dal punto di vista psicologico: dimostra infatti che il territorio del sud e' facilmente penetrabile e che il Vietnam del Nord non e' intenzionato ad arrendersi nonostante i pesanti bombardamenti americani. I fatti dei primi mesi del 1968 aumentano il numero di coloro che negli USA ritengono dannosa e inutile questa guerra, in quanto e' sempre piu' evidente che la conclusione del conflitto non e' affatto vicina e il prezzo che gli Stati Uniti stanno pagando in termini di vite umane e' troppo alto in relazione al senso ideologico e alle opportunita' politiche del conflitto. Cosi' l'opposizione alla guerra del Vietnam, che fin dalla meta' degli anni Sessanta e' cresciuta all'interno delle Universita' o nel mondo della cultura, conquista larghi settori della popolazione e coinvolge anche una parte del Congresso. In questo svolgono un ruolo fondamentale i media che, trasmettendo in diretta le immagini dal Vietnam, mostrano la brutalita' dei combattimenti e contribuiscono a mettere in discussione il senso stesso della guerra. Proprio l'opposizione crescente e la difficile situazione del Vietnam portano Johnson a decidere di non ricandidarsi alle elezioni presidenziali e lo spingono a cercare un accordo con il governo nord-vietnamita. Nel marzo del 1968, a Parigi, si hanno i primi contatti per tentare un negoziato tra i vari attori presenti in Vietnam ma, nonostante la fine dei bombardamenti americani sul Vietnam del Nord, il potere contrattuale dei negoziatori statunitensi e' indebolito dalle imminenti elezioni negli USA e dalla certezza che Johnson non si ricandidera'. I negoziati finiscono dunque in un nulla di fatto mentre nel 1969 si insedia il nuovo presidente: Richard Nixon. Il nuovo presidente USA propugna la necessita' di diminuire nettamente l'impegno statunitense in Vietnam continuando invece ad appoggiare il proprio alleato del sud dal punto di vista logistico. Per forzare la mano pero' sui negoziati di Parigi, che sono nel frattempo ripresi, Nixon ordina ulteriori bombardamenti sui territori del nord; allo stesso tempo Nixon allarga l'intervento alla confinante Cambogia dove si trovano alcune basi Vietcong da cui partono attacchi alle regioni del sud. Militari USA sbarcano in Cambogia senza pero' riuscire a trovare queste basi e provocando ulteriori proteste negli Stati Uniti per l'impegno militare nella zona, tanto continuo e dispendioso quanto infruttifero. Di fatto questa situazione apre anche ad una guerra civile tra il governo cambogiano appoggiato dagli USA e l'opposizione appoggiata dalla Cina, di cui fanno parte i comunisti locali noti col nome di Khmer Rossi. Nel 1972, nonostante i continui bombardamenti subiti, i soldati del nord attaccano nuovamente il Vietnam del Sud: dopo alcuni mesi di campagna militare, la situazione si risolve in uno stallo, che permette alle parti di riunirsi a Parigi per negoziare la fine della guerra. Nel gennaio 1973 si raggiunge un accordo per il ''cessate il fuoco'' che di fatto permette agli USA di ritirarsi dal conflitto in Vietnam. Gli Stati Uniti escono da questa guerra umiliati per la mancata vittoria, nonostante il gran dispiego di uomini e mezzi. Per di piu' i costi sociali, psicologici ed economici per il paese sono enormi: circa cinquantottomila soldati americani sono morti in battaglia mentre molti tornano a casa feriti o con gravi disturbi psicologici, che ne pregiudicano il reinserimento nella societa' civile. Per la prima volta una della nazioni piu' forti al mondo ha mostrato la propria vulnerabilita' militare, venendo di fatto sconfitta da un piccolo esercito e da una efficiente tattica di guerriglia. La guerra del Vietnam si puo' dire definitivamente conclusa nel 1975: in marzo il Vietnam del Nord invade le regioni meridionali, occupandole e riunendo il paese sotto il dominio comunista: la citta' di Saigon viene rinominata Ho Chi Minh City in memoria del leader comunista, morto nel 1969, che tanto aveva fatto per un Vietnam unito. Contemporaneamente anche in Laos e Cambogia dei guerriglieri comunisti, appoggiati dal Vietnam, prendono il potere.
Solidarnosc - Tienanmen e il Muro di Berlino
Verso la fine degli anni Ottanta la grande esplosione sociale iniziatain Unione Sovietica travalicava ormai i confini del grande Paese socialista. In Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Germania orientale e Bulgaria la riforma intrapresa dal leader russo Michail Gorbaciov impresse una potente accelerazione al processo di rinnovamento. Il primo, significativo risultato lo ottenne il Parlamento ungherese che, con procedura inusitata per una nazione sotto l'egemonia sovietica, riusci' a promulgare una legge per la formazione di partiti indipendenti. Si tratto' di un autentico colpo di piccone all'ortodossia comunista. Dopo l'Ungheria, sara' la Polonia a darsi al suo interno un profondo cambiamento politico. Artefice del nuovo corso polacco fu il sindacato ''Solidarnosc'' che, accrescendo nel 1989 la sua gia' enorme popolarita', riusci' ad imporre alla guida del suo paese uno dei suoi dirigenti: il giornalista cattolico Mazowiecki. Nel contempo, nella Repubblica Democratica Tedesca la grande crisi esplose verso l'estate, quando decine di migliaia di cittadini (in maggioranza giovani) presero d'assalto la linea di frontiera nel tentativo di raggiungere la Germania Ovest. Il susseguirsi di grandiosi cortei nei quali si scandiva il nome di Gorbaciov e si invocava la liberta', unitamente all'irreversibile paralisi politica che si era ormai impadronita dei dirigenti del regime, permisero l'abbattimento del muro (9 novembre 1989), che da 28 anni divideva la citta' di Berlino, simboleggiando la guerra fredda tra paesi socialisti e capitalisti. Il sistema totalitario veniva abbattuto in Cecoslovacchia dopo la destituzione del capo di governo Husok, e dopo che altre forze alternative al partito comunista ottennero il riconoscimento. Tra i nuovi dirigenti spicco' il nome di Alexander Dubcek, il vecchio leader della ''Primavera di Praga'', ovvero del periodo in cui il Paese aveva tentato invano di rinnovarsi. Analogo sommovimento interesso' la Bulgaria, dove fu abolita la norma che fissava il ruolo insostituibile del partito-guida. Ma se la clamorosa rivoluzione democratica del 1989 pote' attecchire in questi paese in modo sostanzialmente pacifico, non accadde altrettanto in Cina. Nella grande nazione asiatica c'era stata, fin dal 1978, una relativa liberta' economica. Erano infatti state create una serie di zone franche, ossia delle regioni (soprattutto lungo la zona costiera) dove i capitali stranieri potevano essere impiegati. Grazie a queste zone economiche speciali il volume del commercio estero cinese aveva conosciuto un incremento apprezzabile. Cio', d'altronde, aveva innescato una serie di discussioni tra l'apparato di governo e il Partito, che preannunciava una crisi politica di notevole entita' e risonanza. Durante la primavera del 1989 gruppi studenteschi dell'universita' di Pechino occupavano la grande piazza Tienanmen, lanciando slogan e distribuendo volantini inneggianti una politica di riforme. L'agitazione dei ragazzi cinesi ebbe un'eco mondiale, per via della presenza, nella capitale, di numerosi giornalisti convenuti in occasione della visita di Gorbaciov, che poneva fine all'ostilita' tra Cina e Unione Sovietica in atto da molti anni. Malgrado i giovani contestatori avessero la solidarieta' del segretario del partito comunista Zhao Ziyang, la loro protesta fu soffocata da una durissima repressione. Le alte autorita' del Partito e di governo sconfessarono il gesto del leader Ziyang, estromettendolo dalla vita politica e fecero affluire nella piazza delle truppe corazzate, che in breve ebbero ragione degli studenti. Ad oggi rimane imprecisato il numero delle vittime della brutale risposta delle autorita' cinesi. Secondo alcune fonti, nella notte tra il 3 e il 4 giugno restarono sul selciato della piazza i corpi di un migliaio di giovani, mentre furono arrestati o costretti alla fuga moltissimi altri. L’apparato governativo si giustifico' additando la coraggiosa protesta degli studenti come un atto controrivoluzionario ai danni del Paese. Oltre alla Cina, anche la Romania, sebbene con diverse conseguenze, vide risolversi nel sangue la crisi dell'ideologia comunista. Il sistema rumeno, tuttavia, poteva dirsi piu' che un regime di ispirazione marxista una sorta di gestione personalista del potere. La feroce dittatura di Nicolae Ceaucescu e della sua famiglia praticava da anni una feroce e sistematica repressione del dissenso, calpestando i piu' elementari diritti civili. La sollevazione popolare inizio' nel dicembre 1989 a Timisoara, una cittadina della Transilvania. Causa della rivolta fu la difesa da parte dei cittadini di un coraggioso pastore calvinista, Laszlo Tokes, spesso minacciato per le sue affermazioni contro la dittatura. Malgrado l'inaudita crudelta' della repressione, la rivolta popolare si estese ad altre citta', fino a toccare Bucarest. Qui gli insorti riuscirono ad impadronirsi della stazione televisiva e a diffondere le ragioni della loro lotta in tutto il mondo. La sanguinosa battaglia tra le forze dell'ordine e i rivoluzionari culmino' con la fucilazione di Ceaucescu e di sua moglie Elena. Anche la Romania si appresto', nel crepuscolo di quell'indimenticabile 1989, a cambiare volto. Il sistema dei paesi comunisti europei, creato all'indomani della seconda guerra mondiale, era ormai irrimediabilmente distrutto.
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